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INNAMORATI PAZZI DI BANDA, un ragazzo senza limiti! "Io il Lecce lo sogno in Champions, basta tatuaggi: mia nonna mi picchia"

L'infanzia difficile, la povertà, i momenti negativi e il riscatto del 1° zambiano della storia della Serie A

LECCE - Apre il cuore e si racconta, Lameck Banda, il furetto d'attacco del Lecce che immediatamente ha rubato l'occhio in questa Serie A senza particolari giocolieri d'altri tempi. Il suo, invece, è ancora un calcio genuino e di sola tecnica, tutto fantasia e serpentine ubriacanti.

Ecco un po' della sua vita in questa intervista.

Scuola - “Non me la cavavo male, ma a 15 anni ho dovuto mollare. Sono stato molto povero, ho lavorato nei cantieri, non ho avuto i genitori al mio fianco. Ci svegliavamo alle 5, alle 6 eravamo davanti alle murature, con la cazzuola. Finivamo alle 16 e correvo direttamente a giocare a pallone”.

In Russia da diciottenne - “Ho salutato quel che rimaneva della mia famiglia e ho dato la svolta credendo nel calcio. Ne è valsa la pensa. Ho comprato casa a mia nonna che si è presa cura delle mie sorelle e di me da quando avevo 4 anni, quando papà è morto. Mia madre mi ha cresciuto facendo i conti con una brutta malattia, a 17 anni mi ha lasciato anche lei. Era tifosa del Manchester United, sono cresciuto guardando i gol di Robinho e rubando le sue giocate alla tv”.

Le altre passioni - “Tv e tatuaggi, ma su questo secondo punto mi devo fermare. Ho una croce sulle spalle, il nome di mia mamma sul braccio ma ora basta, a mia nonna non piacciono. Ha detto che se ne faccio un altro mi picchia…”.

Sogno - “Una grande stagione a Lecce, poi tante altre stagioni qui sempre crescendo con la squadra, sino ad arrivare in Champions. Sarebbe pazzesco per questa gente”.

Storia personale - “Inizialmente ero centrocampista, il classico numero 8. Un giorno un allenatore mi disse che la mia velocità era sprecata in mezzo al campo. Così ho cambiato ruolo”.

Trattative e scelta - “In estate mi cercava il Besiktas, anche con insistenza. Sapevo che Corvino mi osservava da tempo, quando mi ha telefonato mi ha mandato le foto del Salento, dello stadio pieno, scrivendomi: ‘immagina quando farai una delle tue giocate, si alzeranno tutti in piedi’. Ho chiamato tutti, amici e parenti e non ho avuto esitazioni, ho scelto lui e il Lecce”.

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