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BLIN, L'UOMO "VERO" DEL LECCE: "mia figlia nata qui anche se c'era la sosta. Così sarà leccese per sempre"

Le parole del centrocampista francese, che oggi si è presentato in Sala Stampa nello spazio interviste

LECCE - Se Hjulmand è il geometra del centrocampo del Lecce lui è il capo-cantiere, il responsabile della manodopera, quello che si sporca le mani. Ed è fondamentale.

Finalmente in Sala Stampa si presenta Alexis Blin, il tuttofare del Lecce. Ecco i temi della sua intervista, qui in questa ampia sintesi, sotto nella versione video integrale.

Un pensiero a Verona - “Gara difficile da interpretare e giocare. Per loro era una ultima spiaggia o quasi, quando è così è dura. Ci sono girati male anche gli episodi, se avessimo chiuso il 1° tempo davanti piuttosto che sotto nessuno avrebbe potuto dire nulla. Nella ripresa non abbiamo reagito, non abbiamo dato il massimo per ottenere il pari. E questo non va bene”.

Spirito - “Sì, odio perdere, è ovvio che perdere mi ha dato fastidio. Gioco di più ma non mi adagio, lavoro sempre forte per arrivare bene alla domenica e per fare risultato, se non lo facciamo mi dà fastidio. Avremmo meritato qualche punto in più in questo girone di andata, ma la strada è buona. Ora facciamo 20 punti altri, almeno, e poi saremo certi di restare in A”.

Situazione infortunio - “E' solo una botta al ginocchio, nulla di preoccupante. Ho fatto un po' di terapie di recupero in questi due giorni, sono convinto che già dall'allenamento di oggi potrò stare con i compagni in gruppo”.

Voglia di miglioramenti - “Devo essere più decisivo, migliorare sotto porta, sui cross, sugli inserimenti. Il mio ruolo è importante in una squadra di calcio, è un punto di equilibrio tattico, devo cercare sempre di fare il massimo. Ho saputo aspettare il mio momento qui in Italia, lavorare sempre per meritarmelo, ma ora mi sto esprimendo come speravo”.

Il gol - “Peccato, devo crescere anche nella sicurezza che ho nel calciare in porta, ogni volta che ci arrivo non mi sento come un attaccante che è sicuro di segnare, ho sempre un po' il timore di sbagliare. A Verona ho cercato di prendere la porta, proprio per questa mia paura, magari se avessi tirato solo forte, potente, senza pensarci, probabilmente avrei segnato il 1° gol in A”.

La seconda patria, Lecce - “Quando sono arrivato qui centinaia di tifosi mi hanno chiesto di onorare la maglia. Questo conta per loro. Io sono uno che corre, che cerca di andare sempre forte, sicuramente questa cosa ai tifosi piace. Come piace Lecce a me: ho deciso di far nascere mia figlia qui nonostante fossimo senza campionato in quei giorni perché lei è e sarà per sempre leccese, è giusto che abbia i natali in questa città”.

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