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Lecce - Miccoli, amore e turbolenza infinita

Storia di un rapporto finito male

LECCE - Fabrizo Miccoli lascia il Lecce. Un fulmine a ciel sereno, viene da pensare. E invece le cose probabilmente non stanno proprio così. Perchè tra il Lecce e la sua bandiera i rapporti sono tesi da mesi, lo sono per tanti motivi: impegno, prospettive, andamento, mercato e forse anche qualcosa di più sostanzioso... Qualunque sia il motivo il risultato è lo stesso: il divorzio probabilissimo, che sarà ufficializzato al ritorno dagli impegni professionali fuori sede dei Tesoro.

Era il 15 luglio 2013 quando Fabrizio Miccoli diventava ufficialmente un calciatore del Lecce, realizzando "il sogno di una vita", dice con le lacrime agli occhi; la conferenza stampa è la più sfarzosa dell'era Tesoro, logisticamente perfetta, organizzata alle Officine Cantelmo per permettere a tutti, tifosi e amici del "Romario del Salento" di partecipare all'evento che da una vita sognavano tifosi e giocatore.

I gol arrivano subito e tutto sembra andare per il verso giusto. Miccoli soffre, lotta e come si suol dire ci rimette il fegato. Sì, perchè c'è qualcosa che non va, innazitutto il rapporto con Franco Lerda che non ama il tipo di gioco del suo capitano, che è sempre il 1° a essere sostituito.

Dopo la delusione di Frosinone Fabrizio ha un altro sfogo, uno dei suoi, da uomo vero e genuino, pensa di smettere, di lasciare Lecce, ne pensa tante, ma alla fine l'amore per la maglia prevale e rimane a Lecce. Sì, perchè nessuno può dire il contrario: nessuno può dare a Miccoli del mercenario.

La nuova stagione non inizia nel migliore dei modi perchè tra infortuni e problemi muscolari è veramente un calvario, l'idea di vederlo al centro del progetto tattico è lontana anni luce, è un utopia. A novembre dopo 4 panchine consecutive il crollo emotivo e una conferenza stampa per dire che tra lui e il tecnico non c'è amore, ma che devono convivere e sopportarsi per il bene del Lecce, del rispetto dei ruoli.

Il 15 novembe lo spigoloso tecnico piemontese lo fa scaldare per mezzora, poi entra Vinetot per l'ultimo cambio e lui esplode, borbotta, è triste. SoloLecce.it, per "difendere" il suo talento, finisce nella lista nera delle testate da censurare e ci viene vietato l'ingresso in Sala Stampa da lì in poi, dopo aver raccontato l'episodio (oggi possiamo dire di aver detto tristemente la verità, CLICCA QUI).

Ma per Fabrizio sembra arrivare la svolta: la sconfitta di Ischia, l'addio di Lerda, portano sulla panchina giallorossa Dino Pagliari e il 4-4-2 iniziale che lo rimette al centro della scena: Fabrizio lotta, corre, segna, trova in Moscardelli una spalla perfetta ma anche nel destino un nemico durissimo da battere: altro infortunio muscolare (14 gennaio) e nuovo stop, che è anche un tracollo d'entusiasmo. Non ne va bene una, pensa Fabrizio.

Il Lecce crolla pure lui, a Reggio Calabria, salta anche Pagliari, arriva Bollini e rilancia il 4-3-3 marchiando il suo arrivo a fuoco, "punteremo sui giovani e su un progetto di prospettiva". Insomma, non c'è posto per FM10, che intuisce di essere solo la riserva di Moscardelli, un Della Rocca qualunque, scalzato persino da Herrera o dall'ultimo arrivato Embalo. Non c'è più spazio.

E allora meglio fare le valigie, farle "per amore", come ha detto ai suoi più vicini, alla gente di San Donato, ai parenti e agli amici: "troppa voglia di giocare, di rendersi utile per il Lecce", "troppa insoddisfazione per il fatto di stare lì a mangiarsi il fegato in panchina".

E' un addio d'amore. Non dimentichiamolo.

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