Editoriali

Ciro e Michele, per noi sono ancora vivi

32 anni fa la tragedia che scosse la città

LECCE - Sono le certezze di questa città sportiva, il ricordo più vivo e più vero di un passato ancora relativamente vicino nel tempo ma già dal sapore antico, quasi perduto anni luce, di un calcio romantico che non c’è più, di una maglia di stoffa con il collo cucito a mano che oramai il calcio dei < tutti uguali > che si perdono tra i tatuaggi non vedrà mai più.

Ciro e Michele sono il calcio vero, il calcio che abbiamo amato, il calcio che faceva gruppo, il calcio cameratesco, con gli scherzi e i compagni da prendere di mira, senza i calciatori con le cuffie in testa prima di una partita, tutti zitti, ognuno per conto suo, a farli compagnia solo i telefonini per twittare o linkare la foto con la fidanzata su Facebook.

Ciro e Michele sono < il calcio dei calci > …, ma per farsi rispettare lì dietro in difesa, il calcio dell’agonismo e della lotta, in cui ogni mezzuccio era buono per tenere il reparto coperto e gli avversari lontani, per tornare coi punti dalla Sicilia o dai campacci della Campania.

Per questi valori e per l’attaccamento alla maglia giallorossa Ciro e Michele sono sempre presenti e vivi, è giusto per questo parlarne al presente e mai al passato. Il calcio che hanno rappresentato, quello sì, è il passato, distrutto dai soldi, dal business.

Chi c’era ricorda. Chi c’era ricorda < funerali di Stato > , praticamente. Una folla oceanica da tutti e 100 i paesi della provincia di Lecce. Una città distrutta dal dolore e paralizzata, immobile, come in un incubo. Sant’Antonio al Fulgenzio oltre ogni capienza, la chiesa su Via Imperatore Adriano dove arrivarono le bare al termine di un lungo corteo tra ali di folla interminabili, dalla 167 alla Villa Comunale. Cose mai viste e che la città non rivedrà mai più. Un dolore lancinante, ma un affetto di popolo.

Il 2 dicembre dell’83, 32 anni fa, Ciro Pezzella e Michele Lorusso erano sulla Statale Lecce - Bari, insieme in macchina, perché nel calcio di una volta c’era anche chi non voleva prendere l’aereo per paura. Un tragico destino, all’altezza di Mola di Bari, e una trasferta a Varese mai fatta, per loro, che insieme hanno vestito la maglia del Lecce per 569 partite, un’enormità.

Ciro e Michele, nel corpo, hanno lasciato la maglia lì, in quei borsoni pronti per raggiungere i compagni. Ma ovunque siano, oggi, sono ancora con quei colori stampati addosso. Perchè parafrasando un bellissimo striscione del passato della Curva Nord vivere nel cuore della gente < non è mai morire… > .

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