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Qui SALERNITANA. PAULO SOUSA, bacchettate ai "suoi" giornalisti e recriminazioni: "noi con più occasioni del Lecce"

Le parole del tecnico dei campani dopo questo Lecce-Salernitana

LECCE - Un'analisi onesta ma amara, quella di Paulo Sousa che ha riflettuto a lungo su questa sconfitta dei suoi maturata a Lecce.

Ecco i temi trattati in conferenza stampa dal tecnico dei campani.

Esclusione Dia - “Ogni squadra ha bisogno di un bomber da doppia cifra e noi lo abbiamo, ma per vincere o pareggiare le partite servono anche difensori e centrocampisti, quindi potevamo farcela anche senza Dia. Abbiamo costruito azioni importanti, molte più del Lecce, ma non siamo stati in grado di rialzarci nel punteggio”.

Errori - “Alla fine del 1° tempo eravamo in grossa crescita, abbiamo trovato una giocata filtrante d'alta scuola per mettere Candreva davanti alla porta ma Falcone ha parato. Nel 2° tempo Cabral ha preso palo, poi ha avuto un'altra possibilità lui e anche Bohinen. Anche sino al raddoppio eravamo in costante crescita. Il Lecce è forte nei duelli, si è visto un gran bel avversario. Avremmo meritato un risultato diverso, è ovvio che sono dispiaciuto, ma dobbiamo fare i complimenti al Lecce che in 10 minuti ha costruito un risultato che è riuscito a conservare rallentando bene i ritmi e vincendo i duelli, davanti a un pubblico bellissimo”.

Noi inferiori, i giornalisti se ne rendano conto - “Siamo inferiori all'anno scorso, perché negarlo? Abbiamo perso gente come Piatek e Vilhena. Il polacco garantiva spazi a Kastanos, a Dia, a Candreva. Botheim sta crescendo in questo ruolo, ma deve migliorare in tante cose, Martegani non conosce il calcio europeo, ha bisogno di tempo per integrarsi. Dobbiamo lavorare per ridurre le distanze e in questo anche piazza e ambiente devono essere partecipi. In 104 anni questa città non ha fatto mai 3 Serie A di fila, non è che è tutto dovuto. Ovunque c'è fame e amore, come qui a Lecce, non è detto per forza che i migliori siamo noi. La stampa dovrebbe servire anche a dare stabilità emozionale a questa città, non per farla vivere nell'eterno estremismo del troppo ottimismo o del troppo pessimismo”.

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