Editoriali

Tesoro: 10 motivi (buoni e cattivi) per dirci addio

Le 5 caratteristiche positive e le 5 negative di questa gestione

Ecco 5 motivi, secondo noi, per dire grazie lo stesso a Savino Tesoro.

Aver preso il Lecce - Di lui si può dire tutto e il contrario di tutto, ma Tesoro ci ha messo la faccia, è stato l’unico a bussare alla porta di Giovanni Semeraro in quella maledetta estate di 3 anni fa.

Averci provato - Almeno ci ha provato. Con una gestione molto familiare, con il figlio che, preso per risparmiare, alla fine gli ha fatto perdere più soldi di un DS normale. Spesso con un organico di gran lunga superiore a tutti gli altri, a volte con un po’ di sfortuna (leggasi le finali perse ai play off).

I contratti - Nella giungla della Lega Pro il Lecce non ha mai avuto 1 punto di penalizzazione per mancati pagamenti. È nato qualche contenzioso, sì, per alcune formule contrattuali con qualche calciatore, ma non c’è dubbio che tutto ciò che Tesoro ha scritto nero su bianco è stato rispettato. Ogni tanto è stato “smemorato” con qualche fornitore, ma fa parte del DNA medio degli imprenditori, si sa… tardare ogni tanto il saldo di una fattura è cosa da tutti. Ci può stare.

Realizzatore di sogni - Tesoro è almeno riuscito a far vestire la maglia giallorossa a Fabrizio Miccoli, il sogno di una vita per il calciatore e per i tifosi. È andata male. Pazienza.

Senza macchia - Dopo la bufera del derby presuntamente comprato il Lecce è sempre stato distante dagli scandali innumerevoli che hanno travolto il calcio.

Ora, però, altri 5 buoni motivi per salutare con soddisfazione l’addio della proprietà uscente.

Figlio DS - Sarà anche “il più bravo DS del mondo”…, ma alla fine gli ha fatto perdere una barca di soldi, spesi spesso senza criterio. L’ultimo mercato autunnale è stato imbarazzante: prese 3 ali offensive e 0 punte. Se i campionati si vincessero sulle fasce il Lecce sarebbe da Scudetto.

Settore giovanile - Un velo pietoso. Talenti svenduti, operazioni di mercato cervellotiche, regali alle grandi. Per 3 anni il supermarket Lecce ha fatto omaggi a tutti. Nessuna partnership seria, 0 affiliazioni alle scuole calcio del territorio. Disastro completo. Un capolavoro la distruzione della Berretti ViceCampione d’Italia dello scorso anno. Da mister Pasculli in giù tutto smembrato, con il coronamento di una squadra quest'anno fatta a pezzi anche a stagione in corso con cessioni pesanti. Morello non ha colpe, ha lavorato praticamente in un albergo con le porte girevoli, ragazzini che andavano, ragazzini che venivano.

Parole in libertà - “Sono un sanguigno, dico quello che mi passa di mente senza discorsi, senza pagine scritte”. Lo ha detto (vantandosene) anche durante la conferenza stampa d’addio e non è che non sia vero, anzi… Il buon Savino parla, parla, parla, parla, parla. È arrivato proclamando “lo stadio nuovo”, “faremo l’Udinese del Salento”, “una fitta rete di osservatori”, “avremo un vivaio gioiello”, “la B subito e poi chissà, torneremo grandi”, “stiamo andando forti, saremo in B già a febbraio”, per finire con “vi iscrivo in Promozione”, “no stavo scherzando”, “resto come socio, mi sta tornando l’entusiasmo”, “no vado via di nuovo”. CAUTELA…, Presidente, CAUTELA…

La stampa, un rapporto filiale - Sarebbe facile parlare di noi stessi, delle 3 diffide “a fare i bravi” pena qualche querela (EFFETTIVAMENTE RICEVUTE? 0. RIPETIAMO, ZERO), per non parlare del comico “non expedit”, dell’enciclica papale al divieto d’ingresso in Sala Stampa, con grande imbarazzo dello staff del Lecce e dei professionisti che lavorano da anni alla comunicazione giallorossa o dietro le scrivanie della Segreteria Generale. “Il Presidente purtroppo ha deciso così, così sia…”. Fa finta di non conoscere i nomi di qualcuno, per insultarli a gratis in loro assenza e non ricevere querela (uomo navigato...), poi richiede incontri monotematici con qualche istituzione cittadina solo per parlarne male (e ricevere qualche risata). Per mesi ha vissuto ossessionato dalle presenze sgradite, che fanno più rumore quando sono assenti... Con altri il rapporto è stato filiale, da compagni di viaggio, o peggio da ospiti in casa, anche materialmente. Ora che è finito il circo delle primogeniture e delle notizie rivelate solo a qualcuno si vedono i valori in campo...

Leccesità a metà - Sì, sono arrivati Miccoli, Moriero, Lepore, un simbolo come Chevanton è stato richiamato e poi trattato male, ma nonostante tutti questi tentativi di accreditarsi in leccesità la famiglia è stata distante. Distante non nella presenza al mare o in città. Distante nella percezione della gente comune. Peccato, Tesoro era partito bene, con i bagni di folla alle “Cantelmo” per presentare Miccoli e qualche buona iniziativa della collega Silvia Famularo (sin che ha potuto lavorare con mano libera). Ha finito rintanato nel suo castello, arroccato nel bunker con 4 cortigiani e gli ultimi signorsì. Sino alla fine ingloriosa, con 13 minuti di conferenza stampa di commiato (1 ora e 49 minuti quella di Giovanni Semeraro), scansato dalla grande stampa, dimenticato in fretta e lasciato al suo monologo con 1 domanda sola, un assist a porta vuota per il bomber Savino. L’ultimo film scritto a tavolino con qualcuno. Prima del sipario.

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