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Su SoloLecce.it. LE PAGELLE POCO SERIE. Non prendetele sul serio

Tornano le nostre "freddure" sulla prestazione dei giallorossi: da non perdere

LECCE - Anche per questo turno di campionato ecco le pagelle poco serie di SoloLecce.it. Da non perdere, ma anche da prendere non troppo sul serio…, mi raccomando!

FALCONE - Lovric e Ehizibue a momenti sono già lì per esultare, ma devono riaprire gli occhi increduli. Per una serata è quello che si è meritato la convocazione in azzurro. Un'uscita coi pugni perfettibile, una ‘non chiamata’ che poteva portare guai. Ma tutto è bene quel che finisce bene. Prima porta chiusa in casa del campionato: era ora. VOTO 7.

GENDREY - Lo chignon ai capelli con cui ha il coraggio di presentarsi sul terreno di gioco riesce ad essere più brutto di quello di Camoranesi ai Mondiali di Germania del 2006, ma il risultato è quel che conta. Gioca una partita ad armi pari con Udogie, uno che è meglio avere a favore che contro. E infatti il buon compagno di oratorio di Baschirotto affonda il francese e fa rigore, valorizzando la prestazione di questo vero lottatore di sumo. VOTO 7.

ROMAGNOLI - Entra e mette decisamente anche la sua firma su questi 3 punti con mezz'ora di sostanza e pulizia difensiva. Vale rendere merito anche a Baroni che lo mette dentro con cognizione di causa, evidentemente ben sapendo quanto fosse pronto. Complimenti a entrambi, bisogna essere onesti. VOTO 6.5.

BASCHIROTTO - Non gli riesce di liberare l'area in occasione della rovesciata di Lovric. Situazione che poteva costare cara. Per il resto tante battaglie, ma sono più facili se a guidarti c'è un gigante francese di nome Umtiti. A fine gara va via con la medaglia d'oro olimpica vinta per il tempismo con cui si mette in prima fila davanti a tutti nell'applaudire la Curva Nord. Federico, tranquillo, non è sfuggito a nessuno: ti si vedeva dalle spiagge di San Cataldo. Evidentemente il ragazzo è sveglio… VOTO 7.

UMTITI - Stiamo contando le partite che conserveremo nel cuore per aver avuto il privilegio di godercelo con quella maglia addosso. Nestorovski è così poco per lui che oltre a marcarlo si mette a guidare l'orchestra, a sostenere Hjulmand nella formazione della manovra dal basso, nell'andare in avanti di testa, nel chiamare tutti, reparto difensivo, compagni e pubblico. Leader assoluto, giocatore totale. Una benedizione averlo. VOTO 8.

GALLO - 18 palloni persi alla voce statistiche personali pesano tanto. Pesano davvero tanto. Peccato, perché si sbatte con generosità. Nel primo tempo si perde clamorosamente la diagonale di chiusura su Ehizibue ma con tempismo e il corpo riesce a respingere scattando come una molla e salvando il risultato, non facendoci rivedere lo stesso film del gol di Singo (Torino) o dell'assist di Kim per Di Lorenzo (Napoli). I suoi cross, invece, restano difettosi. VOTO 6.

BLIN - Motore, anima e polmoni di questo Lecce. Gli manca solo il gol, che sfiora. I calci invece non mancano mai. Incarna la salentinità: ragazzo che con voglia e spirito di sacrificio sta mostrando a tutti quel che vale. Elemento indispensabile. VOTO 7.5.

GONZALEZ - Un quarto d'ora abbondante compreso recupero per dare energie nuove in termini di freschezza al centrocampo del Lecce. Le idee restano confuse e si fa pure male. S.V.

HJULMAND - Nel finale, piccolo neo, chiude pure lui più sorretto dalla forza dei nervi e della disperazione che con quella della ragione. Sbagliando qualche pallone. Ma per un'intera ora di gioco concentra in una sola pedina tutto quel che si chiede a un intero centrocampo moderno: rompe, costruisce, tiene i tempi. Esultanza da notare al gol di Strefezza: va a prendere a uno a uno tutti gli occupanti della panchina, incitandoli a fare massa fisica attorno alla gioia del Lecce. Capitano vero. VOTO 8.

OUDIN - Prestazione non delle migliori. Bene alla battuta di piazzati e angoli. Piede delicato quanto pigro. Se gli andasse di giocare al calcio sarebbe molto più utile. E' il Morfeo del Lecce per chi ci legge con qualche decennio di esperienza di calcio sul groppone. VOTO 6.

MALEH - Entra per il concetto che abbiamo già espresso per Gonzalez, ma spesso è confusionario, frenetico, casinista. S.V.

STREFEZZA - L'abbiamo cercato di raccontare durante la nostra diretta “live” di questa gara da reparto cardiologia: mentre sta per battere il rigore sul “Via del Mare” cala un silenzio irreale, come se il tempo fosse fermo, come se i respiri fossero trattenuti. Ci sono venuti i brividi. Se fosse caduto uno spillo dal cielo avrebbe fatto rumore. Lui si mette tutti sulle spalle: 23mila spettatori, un allenatore, i compagni, una società e il suo futuro nella categoria. E manda in rete un pallone che pesava quanto quelli medici con cui ci si allena in palestra… ‘Nino de la providencia’. E' il migliore in campo. VOTO 8.

BANDA - Minuti finali per metterci tanta voglia e tirare su qualche buon pallone per far scorrere un cronometro infame che muoveva lentissimo ogni lancetta. S.V.

COLOMBO - L'ultima volta era successo a Babacar, prima ancora a Papa Waigo, prima al povero Toffoli che ci guarda da lassù. Il “Via del Mare” negli ultimi quarant'anni avrà fischiato al massimo i giocatori delle dita di una sola mano. Questa volta capita a lui. Ci dispiace umanamente. Di questo ragazzo abbiamo raccontato i limiti mentre altrove si buttavano via tonnellate di inchiostro benevolo dannoso per lui stesso. Ora 23mila persone sono giunte alle nostre stesse conclusioni di quando veniva convocato da Mancini per gli stage azzurri e passavamo per rincitrulliti. Meglio tardi che mai. Deve crescere tanto, soprattutto parlare con sé stesso. I grandi giocatori mangiano l'erba per terra, rabbiosi, hanno fame, ci mettono carattere. Lui è lontanissimo da tutto ciò. Forza. VOTO 5.

CEESAY - Entra con tutti i suoi limiti tecnici ma la voglia e lo spirito giusto. Utile. VOTO 6.5.

DI FRANCESCO - Con un destro da campione sfonda Silvestri ma è in fuorigioco di mezza figura. Il resto della sua partita è un costante andare avanti e indietro anche a dare una mano a quell'anima in pena di Gallo. VOTO 7.

BARONI - Andiamo avanti, mister, siamo come quei maratoneti che vedono lo stadio avvicinarsi per il traguardo, dopo tanta corsa e un percorso non sempre lineare. Siamo come i maratoneti, tutti sudati e sporchi di terra, ma andiamo avanti. Insieme. VOTO 7.

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