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Su SoloLecce.it. LE PAGELLE POCO SERIE. Non prendetele sul serio

Tornano le nostre "freddure" sulla prestazione dei giallorossi: da non perdere

ROMA - Anche per questo turno di campionato ecco le pagelle poco serie di SoloLecce.it. Da non perdere, ma anche da prendere non troppo sul serio…, mi raccomando!

FALCONE - E' una garanzia, si oppone a tutto e tutti con senso della posizione e stile. Trionfatore tra i suoi pali. VOTO 7.

GENDREY - Smalling praticamente se lo ingroppa, ma lui non dovrebbe stare lì. Di solito quelli alti sono coperti da quelli alti, dalla 3° Categoria in su. Smalling è furbo, sfugge via alle grinfie di Askildsen e si va a cercare l'uomo basso, il francesino appunto. E lo beffa. Si riscatta nei suoi compiti a destra, tenendo bene botta, ma un gol preso è pesante in sede di valutazione. VOTO 5.

BASCHIROTTO - Qualche sbavatura a livello di tecnica e di padronanza, per il resto sfodera un'altra grande prestazione. E se il cadavere di Belotti è stato ripescato nel Tevere al mattino (lui giura di non centrare nulla), con Abraham il duello è più rusticano, si vince e si perde. Ma si battaglia sempre. VOTO 6.5.

UMTITI - Gli manca giocare in smoking per dare l'idea completa di essere di un altro pianeta, visto che le scarpette con cui delizia della sua discesa sulla Terra dal mondo dei campioni valgono da sole come il cartellino di Baschirotto, la sua casa, gli attrezzi della palestra e gli integratori energetici. Ci mette pochi minuti di ambientamento (all'inizio balla anche lui…) poi diventa padrone dell'area di rigore. Serve come il pane. VOTO 7.

PEZZELLA - Fa rimpiangere il peggior Gallo. Nel 2° tempo manda pure in porta Abraham con un alleggerimento all'indietro da chiamare le forze armate e metterlo al muro. Male. VOTO 5.

GONZALEZ - Non è partita per ragazzini e la Roma non ha centrocampo per ragazzini. Chi lo manda in campo dovrebbe capirlo. Finisce macinato e buttato via tra i rifiuti molto presto. VOTO 4.5.

BLIN - Ci mette muscoli. VOTO 6.

HJULMAND - Ci ha provato un paio di partite di fila, al 3° tentativo lo stinco di un avversario l'ha trovato. Rosso o non rosso (quello è un giallo, sia chiaro, non è che non è nulla eh…) non sono tempi e modi per buttarsi così su un contrasto al 22'. Situazione evitabilissima. VOTO 5.

ASKILDSEN - Riscatta una prestazione scadente con una buona chiusura sulla controfigura di Zaniolo. Per il resto è un casello autostradale sempre aperto: non vince un duello neppure con la pistola alla testa. VOTO 4.5.

HELGASON - Entra per fare peggio di Askildsen. Lui si impegna alla morte: missione compiuta, ci riesce! Non chiamate neanche il medico: il paziente è morto da tempo. VOTO 4.

STREFEZZA - Segna il 3° gol di fila dal rientro dall'infortunio, ma si vede anche questa volta che non è al massimo della forma atletica. Figuriamoci quando sarà al massimo… VOTO 6.5.

DI FRANCESCO - Si batte come un leone. Un bel tiro, due palloni persi criminali. VOTO 6.

CEESAY - Il migliore in campo. Dal momento in cui il Lecce resta in dieci se lo mette sulle spalle, partecipando alle sorti di tre reparti, centrocampo-attacco e dando una mano dietro. Ira d'iddio. VOTO 7.

OUDIN - Entra per far guadagnare secondi preziosi alla Roma per portare a casa il risultato. Il cervellotico cambio di Baroni è utile solo a questo scopo: spezzare i ritmi. S.V.

BANDA - Alla 9° giornata gli hanno spiegato che finita la corsa sul fondo il pallone si dà nel mezzo. Lui esegue. E migliora nella prestazione. Il calcio d'angolo del gol del pareggio momentaneo è invenzione sua. VOTO 6.5.

COLOMBO - Che fortuna avere a disposizione le statistiche ufficiali della Lega di Serie A con le quali rispondere a chi ci accusa di averlo preso di mira. Minuti giocati 9, palloni toccati 5, palloni persi 2. Sipario. VOTO 4.

BARONI - Manda in campo un'altra squadra tutta votata al difensivismo sfrenato e che si scopre garibaldina grazie al rosso diretto a Hjulmand che fa scattare in tutti gli altri protagonisti quel qualcosa in più che serve a togliersi dalle spalle le scorie del “baronismo”. Se la cava anche questa volta: dietro al paravento degli errori arbitrali può nascondere sotto al tappeto l'assoluta incapacità di creare qualunque tipo di pericolo agli avversari. Anche questa volta la colpa è di qualcun altro. Per carità, Roma non era il posto giusto per buttare giù la statistica “maledetta” ma intanto la aggiorniamo comunque: sono 15 partite di fila che non vince in A in panchina. Auguroni. VOTO 5.

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