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Su SoloLecce.it. LE PAGELLE POCO SERIE. Non prendetele sul serio

Tornano le nostre "freddure" sulla prestazione dei giallorossi: da non perdere

BOLOGNA - Anche per questo turno di campionato ecco le pagelle poco serie di SoloLecce.it. Da non perdere, ma anche da prendere non troppo sul serio…, mi raccomando!

FALCONE - Oramai il destino pare amaro, la stagione va così: deve prenderne 2 per salvare il Lecce dal prenderne 5. Anche questa volta esce con i guantoni sporchi di fatica. Qualche imbarazzo in uscita. VOTO 6.

GENDREY - Fatto a pezzi, chiuso in un sacco di juta e buttato in un pozzo. Non è la trama di un film con un serial killer, è il suo destino bolognese. Brodo per tortellini. VOTO 4.

BASCHIROTTO - Quando Arnautovic, un armadio a muro, si rialza da terra per fare baruffe pensando di trovarsi il “solito” avversario da seppellire con lo sguardo e invece si ritrova lui inizia una battaglia a colpi di pettorali che è l'azione da gol più bella del Lecce. Chiusa almeno in pareggio. Per il resto mette pezze dove può e dove riesce, soffrendo come tutti. VOTO 6.

PONGRACIC - Pulito, essenziale, moderno e tecnico in uscita ma anche agreste, ruvido, cattivo. E' il migliore del Lecce. VOTO 6.5.

PEZZELLA - Qualunque squadra di A ci mette tre o quattro settimane per ricondizionare un elemento arrivato dal mercato dei fuori rosa. Possibile che sia passato un terzo di campionato e non si riesca a rimetterlo in piedi? In condizioni atletiche pietose. Non ne imbrocca una neppure per scommessa. VOTO 4.

GONZALEZ - Il più maturo tra i suoi, canta e porta la croce, distribuisce milioni di palloni, tutti nel deserto delle idee. VOTO 6.5.

HJULMAND - Rientro opaco, si distingue per la mezza tonnellata di palloni persi. Non è da lui. Sull'angolo del raddoppio si perde il suo uomo. Male. VOTO 4.5.

BLIN - Fare peggio di Hjulmand era francamente cosa difficile. Prova a rimboccarsi le maniche e il suo è uno scorcio di partita da classico operaio. Troppe volte gli scappa via l'avversario in contropiede, in ripartenza. VOTO 5.5.

ASKILDSSEN - Impresentabile a queste latitudini. Giocatore inutile. Baroni lo toglie per evitargli l'umiliazione delle continue prese per il culo che gli rifila il centrocampo avversario. Birillo da “torello”. VOTO 4.

OUDIN - Ci mette della tecnica, elemento sconosciuto al 95% della rosa del Lecce. Quella c'è e si vede. Anche lui poi affoga alla distanza nella ripresa. VOTO 6.

STREFEZZA - Non è giornata, anche perché è costantemente raddoppiato a ogni pallone toccato, pure a costo di venirselo a prendere negli spogliatoi. Beh, del resto è facile: col Lecce mono-schema (pallone a Strefezza e pedalare) se sei l'avversario basta studiare un po' in settimana per capire come fermare gli “schemi” offensivi di Baroni. VOTO 5.

RODRIGUEZ DELGADO - Invisibile. VOTO 5.

CEESAY - Fa tutto il fronte offensivo, decine di chilometri, ma l'attaccante che aveva il Lecce in rosa prima di lui sabato in due minuti a Terni in casa della capolista della B è andato, l'ha ribaltata con due reti e se ne é tornato a casa con 3 punti. Diciamo che il concetto di attaccante è vago dalle parti del gambiano. VOTO 5.5.

BANDA - Fumoso e fuori giri. Questa volta non si sono visti neppure i numeri da circo, il tendone è rimasto a Lecce. VOTO 4.5.

DI FRANCESCO - Entra con il piglio giusto, poi finisce nel dimenticatoio in fretta. VOTO 5.5.

BARONI - In questa Serie A giocano a calcio tutti, ma proprio tutti, esprimono gioco tutti. E' invece certamente il suo Lecce la squadra più modesta e scadente della categoria. La riconoscenza inizia e finisce con i risultati: non bisogna avere paura di esonerarlo. A Bologna anche i ciechi hanno visto un qualcosa che fa accapponare la pelle: saltato il piano “A”, ossia difendersi sullo 0-0 e tentare qualche sortita sorprendente magari per vincerla, il suo Lecce è in disarmo, passivo, senza reazione, senza sapere cosa fare per 70 minuti restanti trovandosi in svantaggio improvvisamente. Senza piano “B”. La rappresentazione plastica del nulla. Anche il “paron” Rocco avrebbe avuto più idee. Ha toccato il fondo e l'assenza totale di ogni genere di autocritica lo rende irrecuperabile. Il suo cammino sarà una “Via Crucis”. La speranza è che scenda qualche stazione prima del “Golgota”. VOTO 4.

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