
CLAMOROSO. MELONI VUOLE TARANTO CAPITALE DELLA MORTE, la folla inferocita assedia il Comune. IL SINDACO SI DIMETTE
"L'ILVA deve continuare a lavorare": il Governo Nazionale va avanti, ma il Sindaco si tira indietro: "ricevute anche minacce di morte"
TARANTO - Terremoto politico a Taranto.
Il Sindaco Piero Bitetti (centrosinistra) ha rassegnato le dimissioni a 50 giorni appena dalla sua elezione, parlando nella lettera allegata al suo clamoroso gesto di condizioni di “inagibilità politica per governare Taranto”.
La decisione è arrivata dopo le fortissime contestazioni dei cittadini e delle associazioni ambientaliste che non vogliono un accordo al ribasso sul futuro dell'ex ILVA ma bensì pretendono che Taranto chiuda con un passato di morte e di disperazione.
Il Governo Meloni per Taranto ha invece previsto un processo di decarbonizzazione “spalmato” in 13 anni, 13 anni in cui l'ex ILVA dovrà continuare a produrre i suoi fumi e i suoi inquinamenti, gradualmente più bassi sino all'anno 0 dei 13.
All'uscita dell'ultimo tentativo di far comprendere questo percorso un gruppo di manifestanti ha bloccato gli amministratori comunali gridando “assassini, assassini”, per cui Bitetti è dovuto rientrare con tutti i suoi collaboratori all'interno del Palazzo di Città protetto dalle forze dell'ordine. E lì è rimasto sino a quando la situazione non è stata normalizzata sempre dagli agenti di Polizia e Carabinieri che hanno protetto il Municipio.
Poi il gesto clamoroso: il Sindaco si è dimesso, riferendo anche di minacce di morte ricevute in maniera molto chiara. I prossimi giorni saranno decisivi a comprendere la portata del gesto del Sindaco, simbolica o meno, perché ora il Primo Cittadino ha 20 giorni di tempo per revocare le sue dimissioni, altrimenti Taranto andrà clamorosamente al voto nuovamente 50 giorni dopo le ultime elezioni.

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