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LUPERTO: "papà Iurlano. Anche per uscire con una ragazza serviva il suo sì"

Intervista a uno dei protagonisti della gara di lunedì prossimo al "Via del Mare"

LECCE - Nella mediana del Lecce che sbarcò in Serie A per la 1° volta, 30 anni fa, c'era anche lui, un'istituzione del centrocampo, con il vizio del gol. Claudio Luperto, leccese e con il Lecce inevitabilmente nel cuore, ha vestito la 1° volta la maglia del Lecce a 9 anni... Da lì solo successi, con l'esordio nel calcio che conta e un ruolo da protagonista nel Lecce di Fascetti finito trionfalmente in Serie A, con ben 32 presenze (la FOTO è tratta dal profilo Facebook dello stesso nostro interlocutore).

Lecce - "E' scontato e semplice dirlo, ma ovviamente Lecce è stato il momento più bello della mia carriera, non solo e non tanto per i successi sportivi ma proprio per quello che abbiamo regalato alla città, una gioia indescrivibile. Ho vissuto giornate indimenticabili".

La partita - "Sicuramente quella con il Monza che ci ha mandato matematicamente in Serie A, a giocare contro Maradona, Zico, Platinì. Ho avuto, a Monza, l'impressione che avevamo fatto un'impresa superiore a ogni aspettativa. Abbiamo portato Lecce in mezzo ai grandi".

30 anni dopo - "Con molti ex compagni ci siamo persi di vista, la vita ci ha portato a strade diverse. Sarà emozionante tornare sul prato di quello stadio, lunedì, per la partita celebrativa dei 30 anni dalla promozione in Serie A. Sarebbe bello soprattutto vedere tanta gente e tante famiglie sugli spalti (l'ingresso per donne e bambini è gratuito), per vivere questi 90 minuti con il calore di un tempo".

Iurlano - "Il Presidente con noi leccesi è stato come un padre, a volte severo, a volte molto generoso e affettuoso. Indagava sulla nostra vita, sulle amicizie che avevamo, se c'erano ragazze intorno a qualcuno di noi..., si accertava, si informava e poi approvava o ci faceva capire che dovevamo pensare alle cose serie, a giocare, era straordinario, ha fatto tutto per il nostro bene, per farci crescere e diventare professionisti nel calcio. Ci faceva pesare tantissimo la maglia, il fatto di averla addosso e rappresentare la città, ogni volta ci diceva che dovevamo difendere i colori, per forza, anche se si perdeva, ma bisognava difendere i colori".

Personaggio - "Il massaggiatore Raffaele Smargiassi: era lui che con le sue battute e gli scherzi di cui era soprattutto vittima teneva altissimo il morale di tutti noi. Era una di quelle persone che stanno dietro le quinte, lontane dal palco dei protagonisti, ma che sono fondamentali in un gruppo...".

Fascetti - "Sono anni che non lo vedo, spero di poter riuscire a seguire ancora le sue indicazioni tattiche in campo... Vedremo lunedì se ce la facciamo...".

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