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IL TEMA. L'ANALISI DI UN CALCIO IN CRISI: ci sono meno calciatori e più dirigenti, staff e allenatori

Ecco il tema che abbiamo voluto analizzare al termine di questo calciomercato

09.09.2025 10:07

LECCE - Negli ultimi 15 anni il calcio italiano ha vissuto una evoluzione contraddittoria, che mette in luce un paradosso evidente.

Se da un lato il numero di calciatori e di società sportive è diminuito, dall'altro il numero di allenatori e dirigenti è aumentato in modo costante.

Dal 2010 i giocatori tesserati sono scesi da 1.108.479 a 1.049.060, con una perdita di quasi 59.000 unità. Nello stesso periodo le società dilettantistiche sono scese da 11.642 a 8.796, mentre i club giovanili e scolastici sono passati da 2.916 a 2.486. Anche il calcio professionistico ha registrato un calo, con 132 società nel 2010 e oggi scese a 98.

Il ridimensionamento delle strutture di base ha inciso anche sul numero delle squadre iscritte ai campionati.

Le formazioni dilettantistiche sono scese da 17.000 a 13.000, mentre quelle giovanili sono passate da 52.000 a 45.000. Nonostante ciò, i tesseramenti giovanili hanno fatto segnare un incremento, da 619.000 a 672.000 iscritti: il segnale che l’interesse dei ragazzi verso il calcio non è mai venuto meno.

A Lecce, ad esempio, le scuole calcio di “Miccoli” sono le uniche con i numeri positivi e sfornano talenti in serie, a riprova che alcune realtà sono ancora di supporto al tesseramento dei giovani.

Di contro, il percorso di crescita dei nostri giovani incontra degli ostacoli rilevanti, soprattutto nella fase di transizione verso il professionismo.

Tra il 2020 e il 2022 solo 605 giocatori sono riusciti a compiere il salto dal dilettantismo ai club professionistici. E in Serie A la presenza degli italiani Under 21 si ferma all’1,9%, una quota che evidenzia le difficoltà del sistema nel valorizzare il proprio vivaio.

La situazione estera rende ancor più evidenti le problematiche del calcio italiano. I club stranieri coltivano i propri talenti, valorizzandone le qualità ed evitando la dispersione del proprio patrimonio.

Nel Regno Unito, ad esempio, società come il Chelsea fanno giocare la propria Under 21 in una competizione ufficiale come l'EFL Trophy che, come spiega il sito di scommesse calcio online “Betway”, conta la presenza di diverse squadre di League One, la C britannica. In sintesi, è una formula che favorisce la transizione verso il professionismo dei giovani calciatori.

La categoria degli allenatori ha registrato invece un’espansione che ha dell'incredibile: nel 2010 erano 22.310, mentre nel 2022 sono diventati 37.367.

La crescita è ancor più evidente se si guarda ai dirigenti: dai 108.000 del 2010 si è arrivati ai 274.000 nel 2022, con una media di 20 dirigenti per ciascuna delle 11.380 società rimaste. Questo squilibrio fa emergere un calcio con meno protagonisti in campo, ma con una struttura gestionale sempre più ampia e complessa.

Le cause di questa tendenza sono diverse. Da un lato, le società dilettantistiche hanno subito il peso dei costi crescenti e di una burocrazia sempre più pesante: fattori che hanno portato molte realtà locali a chiudere. Dall’altro lato, la stessa burocrazia ha reso necessaria un'espansione del parco dei dirigenti e delle figure specializzate "dietro la scrivania".

Di riflesso, aumentano i costi per il mantenimento della struttura organizzativa e diminuiscono i fondi da destinare allo sviluppo dei giovani calciatori.

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