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PROCESSO Ultrà Lecce: "colpi" importanti per la difesa, sfilano i testimoni DE CANIO E CHEVANTON

Si è tenuta un'altra udienza del processo a 14 ultras giallorossi: ecco come è andata

LECCE - "Sfilata" di big al processo contro 14 ultras del Lecce, arrestati nel maggio 2009 a pochi mesi da un presunto corteo non autorizzato, "sovversivo e violento" secondo l'accusa, organizzato per il centenario del Lecce e per altri episodi di contestazione, "pressione" indebita o violenza ai danni di alcuni calciatori (Diamoutene su tutti).

In aula sono stati invitati a rendere la loro testimonianza l'allenatore Luigi De Canio e l'ex calciatore Ernesto Javier Chevanton, due assi nella manica della difesa degli ultras, che li ha citati come testimoni.

E infatti De Canio ha spiegato che la squadra fu oggetto di una contestazione definita "pacifica" al Centro Tecnico di Calimera, "una delle tante della mia carriera", ha detto l'allenatore materano. Secondo la ricostruzione resa dal tecnico davanti al giudice Diamoutene venne escluso nelle partite successive per scelta tecnica e non perchè provato da eventuali aggressioni, che non ci furono affatto in quel pomeriggio di presunte violenze oggetto dell'indagine e dell'accusa. Diamoutene si allenò in palestra per scelta sua, lasciando il resto del gruppo sul sintetico del "Colaci", non perchè venne aggredito.

Tesi confermata anche da Ernesto Javier Chevanton, che in più ha dovuto chiarire su alcuni rapporti con esponenti della Curva Nord, "del tutto di amicizia personale di vecchia data", ha detto l'ex bomber, e non legati ad altro (FOTO SOPRA DE CANIO, SOTTO CHEVANTON IN CAMPO AL "VIA DEL MARE" PER FESTEGGIARE I 30 ANNI DALLA 1° STORICA PROMOZIONE IN SERIE A).

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