
INGIUSTIZIA E' FATTA. 36 ANNI DOPO nessuno ha bruciato viva PALMINA. Caso chiuso per un martirio contro il patriarcato
Nessun colpevole: il GIP del Tribunale di Bari ha chiuso per sempre il caso della giovane di Fasano bruciata viva perché non voleva prostituirsi per mantenere la famiglia
FASANO - Non ci sarà giustizia per Palmina Martinelli, 36 anni dopo il suo martirio il caso è chiuso, il GIP del Tribunale di Bari ha archiviato per sempre il suo omicidio senza nessun colpevole.
La ragazzina morì arsa viva a 14 anni, a Fasano, dove i genitori e i 10 fratelli volevano obbligarla a prostituirsi per dare da mangiare alla famiglia, in condizioni di povertà assoluta.
Palmina si ribella, non una cosa facile per una ragazza in quegli anni di patriarcato, prova a fuggire ma è piccola e non ha un piano preciso, viene riportata in casa, riempita di botte e cinghiate, alla fine 2 persone del nucleo familiare le danno fuoco e brucia viva, morendo dopo 22 giorni di agonia in ospedale, restando sempre lucida e sveglia.
La ragazzina, lacerata dal dolore delle ustioni, ricostruì tutto l'episodio al Pubblico Ministero che la ascoltò e raccolse la sua testimonianza sul letto di morte, dove disse nome e cognome di chi le aveva dato fuoco. Non è bastato in 36 anni per una condanna, per i vari giudizi Palmina si sarebbe data fuoco da sola, per sfuggire al mondo della prostituzione a cui voleva consegnarla la famiglia. Un atto di ribellione e non un omicidio, una versione sostenuta da tutti i parenti di Palmina che si dimostrarono compatti nell'autodifesa della famiglia e non delle ragioni della ragazzina.
Più volte la Cassazione in questi anni ha rimandato gli atti alle procure pugliesi per supplementi di indagini, nel tentativo di dare dei colpevoli alla morte di questa martire dei tempi moderni. Non ci è riuscito nessuno.
Oggi la parola fine, non ci sono più i tempi e le possibilità di cercare colpevoli per la morte di Palmina Martinelli che sola e abbandonata dai suoi cari riposa negli spazi comunali del Cimitero di Fasano, mentre strade, vie e giardini pubblici in questi anni nel Salento hanno iniziato a prendere il suo nome. E non certo quello dei suoi familiari…
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