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ACERBI SBOTTA: "ora parlo io. Trattato come un avanzo di galera, sono stato peggio di quando ho avuto il cancro"

Il difensore centrale dell'Inter parla dopo la sentenza favorevole sul presunto "caso" razzismo con Juan Jesus

MILANO - Nella sua vita sente di aver avuto gioco più facile contro il cancro che contro il pregiudizio di essere considerato un razzista.

Francesco Acerbi ora si sfoga, parla lui dopo la sentenza favorevole che ha escluso insulti razziali al napoletano Juan Jesus. Ecco le sue parole.

Tristezza infinita - “Abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto ho visto persone attorno a me reagire come se fossi uscito da 10 anni di galera. Sono triste e dispiaciuto. C'è stato un incredibile accanimento”.

Concitazione - “Non si può dare del razzista a una persona per un semplice malinteso, una parola capita male nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo l'assoluzione, come se avessi ammazzato qualcuno e l'avessi fatta franca. Non sono un razzista, il mio idolo era Weah, quando mi venne diagnosticato il tumore al cervello per farmi un regalo i miei compagni mi fecero avere una telefonata da lui, non è una cosa che sto inventando adesso”.

Una passeggiata - “Il cancro al cervello è stata una passeggiata al confronto di questa storiaccia. Tutta Italia mi aveva condannato prima della sentenza, mi sono sentito davvero uno schifo”.

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