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A CUORE APERTO. RODRIGUEZ DELGADO SI RACCONTA: lunga intervista allo spagnolo

Le parole del baby bomber del Lecce che si racconta dopo i primi mesi intensi in giallorosso

LECCE - Affamato ma normale, pure troppo, normalissimo, senza grilli per la testa, solo fame di gol.

E' la sintesi perfetta per Pablo Rodriguez Delgado che in questa intervista fiume si racconta durante la sosta del campionato.

Filosofia da Real Madrid - “L'azione più importante di una gara è quella che devi fare, non quella sprecata prima. Quando sei in campo si sbaglia, a quel punto l'unica cosa che conta è rifarti un attimo dopo. Raul mi ripeteva sempre che nel calcio fa la differenza farsi trovare pronti. Quando scendo in campo per questo provo a fare bene in pochi minuti, senza farmi condizionare dagli episodi che vanno male”.

Margini di crescita - “Sono contento di quel che ho fatto sin qui, con la squadra e per me stesso. Il vero Rodriguez Delgado, però, ancora non si è visto. Le prime settimane a Lecce sono state durissime: coronavirus, infortuni, ambientamento. Da qui alla fine del campionato posso solo crescere e se ho scelto Lecce l'ho fatto per questo".

Idea giallorossa - “Quando mi ha chiamato il mio agente non mi aspettavo una proposta dall'Italia. Poi mi ha telefonato direttamente Corvino e mi ha detto che Lecce poteva diventare la piazza giusta per me. Il DS mi ha spiegato quale sarebbe stato il mio ruolo nel progetto del Lecce, si è creato subito entusiasmo su di me. A distanza di mesi devo ringraziare il Lecce per questa opportunità".

Modello e idolo - “Raul, in campo dava tutto, da allenatore mi ha insegnato di attaccare il primo palo sempre, tutti i palloni lì possono trasformarsi in rete. Se devo scegliere Raul e poi Totti, un campione totale, con un modo di giocare fuori dal comune”.

Debutto infuocato - “Nella partita col Vicenza avevo il fuoco dentro, venivo dal coronavirus e dagli infortuni. Ero affamato, pronto, quando ho visto il pallone arrivare verso di me ho allungato la gamba senza un secondo di esitazione: sapevo che sarebbe entrato in porta. E' stata una grande gioia, l'inizio di un bel percorso".

Gesto dopo le esultanze - “E' nato per caso. Ero al telefono con due amici che scherzando facevano quel gesto e mi hanno detto di farlo al primo gol che avrei fatto. Ho mantenuto la promessa, poi ho visto che è piaciuto, che la gente apprezzava. A quel punto è diventato il gesto dell'esultanza di sempre".

Vita a Lecce - “Sono solo con il mio cane, vicino al centro storico, ogni tanto mi raggiunge la famiglia. Sto molto attento a quel che mangio, di solito mi cucino da solo per seguire una dieta. Ogni tanto sgarro…, ma solo a tavola, per il resto sono astemio, non bevo niente. Sono un giovane un po' anomalo rispetto alla mia generazione, non amo tatuaggi, non gioco granché bene ai videogiochi, a Lecce non ho vinto ancora una partita contro i miei compagni di squadra…”.

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