Editoriali

L'EDITORIALE. Troppe occasioni buttate via nel campionato della mediocrità. Lecce, devi riflettere e provarci comunque

La nostra analisi dopo la sconfitta di Monza: proviamo a riflettere sul prossimo futuro dei giallorossi

LECCE - Solo il tempo ci dirà se per il Lecce ci sarà una seconda occasione, come si suol dire, che in casa giallorossa ha tutti i crismi della “ennesima” occasione. Altro che della “seconda”.

Il Lecce di prime e seconde occasioni ne ha avute sin troppe, in un campionato che ad oggi (salvo ulteriori di queste opportunità) sembra buttato dalla finestra. Davvero buttato dalla finestra.

Questa squadra nella storia delle sue promozioni in A ha saputo mettersi alle spalle anche corazzate accreditate dai favori della vigilia, non si comprende perchè non sia riuscita a primeggiare in una stagione dalla sconcertante mediocrità caratterizzata da un livellamento verso il basso che mette paura per il futuro stesso del calcio italiano che in A quest'anno ha proposto almeno cinque o sei squadre da B e in B almeno sei o otto squadre da C. Ma questo è un discorso “politico calcistico” che andrebbe fatto in un'altra sede…

Mai come in questa stagione il Lecce non è stato inferiore a nessuno, sulla carta, mai come in questa stagione l'abbiamo visto del tutto privo dei suoi tratti distintivi, del suo DNA.

Le stagioni del coronavirus sono stagioni anomale, è vero, a volte un calciatore, un gruppo si motiva o riesce a dare più del suo stesso valore anche solo per il pathos, per la “garra”, per la spinta che ti dà la presenza del pubblico.

E non è una menata, la nostra, sulla mancanza dei tifosi, ma un dato di fatto: ai protagonisti, per migliorarsi, manca anche il pubblico avversario, manca qualcosa che ti spinge a dare di più di quel che vali. Per non stonare in un teatro vuoto ci vuole solo un tenore di fama mondiale, un cantante lirico normale nel silenzio perde l'intonazione, non sa cantare come farebbe accompagnato da una grande orchestra e trascinato dagli applausi di un pubblico da “prima” alla Scala.

In condizioni da laboratorio, dunque, da farmacia, è venuto fuori un Lecce normale che incarna l'aplomb del suo tecnico, un allenatore tecnicamente comunque molto preparato, sia chiaro.

In questa stagione a questo Lecce non abbiamo mai visto sputare veleno, tranne che in rarissime circostanze. Ritmi bassi, tempi di gioco compassati, giro palla infinito, poca veemenza nel cercare la porta con cattiveria. Pochissime gare vinte per la cosiddetta “strategia”, moltissime gare vinte per manifesta superiorità di organico, di uomini e mezzi al cospetto di formazioni mediocri, tantissimi punti buttati via per lo stesso atteggiamento compassato e poco cattivo che oramai ti è entrato dentro, ti ha contaminato il DNA.

Non sappiamo se ci sarà una seconda occasione (ennesima): di norma in questi casi i “fessi” siamo noi, ne buttiamo via mille mentre gli altri se ne tengono stretta una sola.

Ecco, se le altre si terranno stretta questa unica occasione per restare davanti ai giallorossi batteremo le mani, noi per primi, perchè saranno stati principalmente più affamati dei nostri. La promozione diretta della Salernitana, in questo senso, sarebbe un bello “schiaffo” a quanto sangue e veleno non ci abbiamo messo in campo.

Ma non venite a dirci che saranno stati più forti di noi. Non ci venite a raccontare questa follia. Questo Lecce a quest'ora sarebbe dovuto essere già con la testa a un calciomercato per la A da programmare con ampio anticipo. Ed è una cosa che non ci dà pace, che ci tormenta.

Aggrappiamoci ai luoghi comuni, allora, al fatto che non siamo fatti storicamente per il godimento facile, non è nel nostro destino. Proviamoci comunque, con il motto: noi pensiamo a fare sei punti, loro…?

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