
L'EDITORIALE. Qualcuno abbia il coraggio di chiedere scusa. Chiunque. Qualcuno a caso
Il Lecce peggiore della storia si fa umiliare a "San Siro": i giallorossi dopo 1 mese di stagione sono già allo sbando
MILANO - Adesso qualcuno, uno a caso, un qualunque invertebrato senza sangue di questo Lecce di commercialisti, analisti finanziari, allenatori, giocatori e scopritori di “bidoni” improponibili per il calcio italiano abbia il coraggio di chiedere anche scusa, accantonando l'arroganza che oramai si è impossessata di questi colori.
A “San Siro” il Lecce tocca il fondo, è già finito dopo 1 mese di stagione il tempo dei cantastorie, dei lecchini e dei “tutt'apposto”: davanti agli occhi sbarrati di un territorio e di oltre 20mila abbonati c'è una squadra inaccettabile e costruita al casinò del calciomercato delle idee sballate.
Una squadra mai competitiva, presa a cazzi in faccia prima dall'Atalanta (1 tempo), poi dal Cagliari e dal Milan, arrendevole, senza qualità, senza niente nelle vene, un ammasso di 30 impiegati delle Poste o del Ministero di tanti paesi del mondo che mettono quella maglia solo per il compitino, per contare i giorni per arrivare al 27 del mese (con tutto il rispetto per i bravi dipendenti delle Poste, è un modo di dire, è una associazione di idee).
Una squadra completamente alla deriva, allo sbando, costruita senza un filo logico, senza gli esterni d'attacco per fare il 4-3-3, senza il centrocampo di qualità per fare il calcio di Di Francesco, senza nulla di nulla: il niente mischiato con altro niente.
Qualcuno abbia il coraggio di chiedere scusa, visto che non l'ha fatto nessuno dopo gli scivoloni comunicativi impresentabili e insostenibili di chi è andato a dire “non vi abbonate e non ci venite allo stadio se volete più della salvezza” o peggio “che cosa ci compro io coi soldi degli abbonati”?
Eh no, anche i tifosi e non soltanto la squadra in campo presi a cazzi in faccia da tanta ingiustificata arroganza no, questo no.
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