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ALEINIKOV punta il dito contro lo sport: "per l'UCRAINA solo gesti simbolici inutili. Fermassero tutto"

Le parole dell'ex centrocampista di Juventus e Lecce, noto agli almanacchi per aver vestito ben 3 maglie di nazionali

LECCE - Centrocampista classe 1961 ex Juventus e Lecce, da tempo stabilizzatosi nel Salento, Sergei Aleinikov ha detto la sua in queste ore in cui il fiato d'Europa e del Mondo è sospeso e gli occhi di tutti sono all'invasione delle truppe della Federazione Russa al territorio nazionale dell'Ucraina.

Aleinikov, due Mondiali e un Europeo da protagonista con l'Unione Sovietica e un altro Europeo con la maglia della Comunità degli Stati Indipendenti (l'ex URSS dopo la disgregazione), ha vissuto molto da vicino il clima difficile del passato oltre la “Cortina di Ferro”, dunque è quanto mai un interlocutore importante che può raccontare questi scenari, sia pure vissuti da sportivo (è tra i pochissimi atleti ad aver rappresentato tre nazioni diverse in carriera, l'URSS, come detto la Comunità degli Stati Indipendenti e la Bielorussia). Ecco le sue parole.

Guerra in Ucraina, parla Aleinikov - “Si poteva immaginare questo epilogo. Il calcio può fare qualcosa? No, solo la poltiica può cambiare le cose, se vuole la pace e se vuole liberare il popolo ucraino. Lo sport è però una cassa di risonanza, deve alzare la voce. Non è possibile andare avanti nel silenzio, se la guerra prosegue lo sport dovrebbe dare un segnale, fermarsi, tutto. C'è la guerra? E allora che giochiamo a fare? Ci dobbiamo divertire mentre c'è una guerra? E' un fatto stridente con la realtà”.

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