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4-3-1-2 mai nato, 4-3-3 troppo "padaliniano", 3-5-2 "affondato" a Pordenone. LECCE, PERCHE' NON PROVI DUE PUNTE CENTRALI?

Il punto tattico sulla situazione del "cantiere" giallorosso: come potrebbe cambiare volto la squadra?

LECCE - Il Lecce è "prigioniero" del suo 4-3-3? O cambiare tattica è possibile? In un ipotetico 4-4-2 quale centrocampista dovrebbe essere sacrificato tra i big titolari?

Ci sono tanti interrogativi, pensando a qualche soluzione che possa "rinfrescare" il modulo "padaliniano" utilizzato da Rizzo anche a Pordenone, dove il 4-3-3 si è confermato prima scelta rispetto al 4-3-1-2 su cui si immaginava un certo tipo di lavoro estivo, che probabilmente c'è stato ma non ha prodotto risultati interessanti, e il 3-5-2/5-3-2 si è manifestato (a gara in corso) ancora come il modulo alternativo da utilizzare a gara in corso per "proteggere" il risultato (con risultati devastanti in negativo a Pordenone, mentre a Vercelli l'adattamento aveva funzionato).

Già ma con due interni di centrocampo, presumibilmente Costa Ferreira e Armellino, anche per caratteristiche superiori a tutti gli altri mediani, chi resterebbe fuori dagli undici? Mancosu? Lepore e Pacilli andrebbero sugli esterni, dunque per il centrocampista sardo e per Arrigoni ci sarebbero meno spazi. Non per demeriti, ma come detto per caratteristiche. A meno di adattamenti fantasiosi.

Di sicuro il 4-4-2 si porterebbe con sè un beneficio: mettere Caturano e Di Piazza vicini, accanto, davanti alla porta. Che ora ci sembra una prerogativa importante. Secondo quanto si è visto in queste prime settimane di Lecce i due, alternativamente, sono troppo sacrificati lontani dagli ultimi sedici metri. E se giocassero vicini come in una coppa d'attacco "normale"? E' così difficile immaginarli uno accanto all'altro, stretti davanti alla porta avversaria?

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