Editoriali

L'EDITORIALE: 20 anni di cronache sul Lecce per provare un dolore così grande. Riflettano tutti: evitiamo lo sfascio

La riflessione di SoloLecce.it dopo i fatti di ieri pomeriggio

LECCE - Con 19 anni esatti di cronache del Lecce sulle spalle, a fine anno saranno 20, alcuni esaltanti altri meno, non avevamo mai provato tanto dolore.

Eppure chi vi scrive ha raccontato le bombe carta ai Semeraro, il dramma etico-sportivo dell'illecito, le violenze di Lecce-Carpi, l'inaudita incapacità gestionale dei Tesoro e tante altre brutte storie in mezzo a una valanga di vittorie e pagine di emozioni.

Mai tanto dolore, quanto ieri, un dolore profondo, che strazia il cuore. Un dolore che è diverso dalle sconfitte sportive.

Ieri, e la società sappia non c'erano neanche gli Ultrà Lecce..., la gente comune, il tifoso-medio ha detto basta: si può perdere, si può andare incontro ai fallimenti sportivi, ma il rispetto, il patto ideale e morale che tiene in piedi tutto è venuto meno. E' crollato tutto. E, ripetiamo, la reazione della Curva Nord non sarà tenera quanto uno striscione e una serie di insulti esasperati verso tutti, ma soprattutto verso di lui, verso Padalino. Non è una percezione. E' una certezza. E' diverso. Calcisticamente (e ancor peggio umanamente) il suo legame con questa città è finito. Morto e sepolto. E se i Semeraro, passando per quelli che vivevano nella loro "corte dorata" oggi sarebbero rimasti lontani dalla realtà, siamo certi che chi ci legge, di questa società molto più "vivente sulla terra", possa essere maggiormente in grado di accorgersene.

Non lo neghiamo, lo diciamo anche oggi a dimostrazione della nostra trasparenza: quasi in osmosi con il tecnico, dalla prima volta che gli abbiamo telefonato in fase di trattativa "segreta", svelata, ricorderete, proprio da un'intervista esclusiva di SoloLecce.it, avevamo preso a cuore il suo entusiasmo, la sua voglia di "tornare a Lecce da vincitore dopo essere andato via da perdente, da retrocesso come calciatore". L'avevamo sentito, tante volte ogni giorno, facendoci trasparire e facendovi leggere tutte le sue voglie, la sua ansia di far bene, la sua speranza di arrivare a Lecce. Anche per una sorta di "debito morale", verso il suo trasporto emotivo, abbiamo creduto in lui e l'abbiamo fatto anche dopo fragorose sconfitte, come a Francavilla. Forse abbiamo preso qualche "vaffa...", forse abbiamo perso qualche lettore, ma lo sport del tiro al piccione, più praticato altrove, non ci appassionava. Insieme, compatti, si diceva.

Sì ma poi c'è stato Foggia-Lecce, alcuni gesti e atteggiamenti che sono passati per pugnalate pesantissime al cuore dei tifosi. Non ce la sentiamo di dare giudizi aprioristici. Anche su questi episodi non vogliamo condannare nessuno: è vero che si è prima "uomini di calcio", come ha detto Padalino spiegandosi ieri con i tifosi (CLICCA QUI LA NOSTRA ESCLUSIVA), ma è vero anche che un "uomo di calcio" con centinaia di partite tra i professionisti sa cosa sente un tifoso dopo una sconfitta simile. E forse soprassiede su alcuni atteggiamenti, in aggiunta apparsi ostentati in tutti questi mesi di ribadito (e legittimo) legame con la propria terra. E già, ma noi con quella terra ci giocavamo un campionato e bisognava stare più accorti: ogni messaggio, anche pulito, poteva finire per arrivare distorto. Così è stato, perchè il tifoso non fa "l'uomo di calcio", fa il tifoso, e vuole, chissà, anche qualche volta il suo condottiero sotto la Curva, a ringraziare a fine gara, a esultare dopo una vittoria. Un pizzico di sano "populismo", anche demagogico, nel calcio ha sempre funzionato. Funziona meno starsene in disparte, come Pasquale. Fa parte del carattere, certamente, di un uomo schivo a cui abbiamo dato fiducia.

Abbiamo l'impressione oggi, e proviamo enorme dolore nel registrarlo alle nostre cronache, che si sia frantumato tutto. E non pensi, qualcuno, che le conferenze o i chiarimenti postumi possano ricomporre il quadro. Da qualunque angolazione la si veda, che si sia concordi o meno con la posizione degli ultras (che ripetiamo ancora non si sono espressi in primo piano...), che si condivida o meno la loro linea la Curva Nord a Lecce fa Cassazione, emette sentenza e giusta o sbagliata che sia non torna indietro.

Padalino è disponibile a darsi e a darci tanto dolore, anche a noi che, ripetiamo, l'abbiamo sempre sostenuto? Vuole mettere il calcio a Lecce a repentaglio?

Sì, parliamoci chiaro. La giornata di ieri è solo la prima di una lunga serie. Riflettano tutti. Non è questione di darla vinta a qualcuno. E' questione di sostenibilità o meno del fare calcio a Lecce. Un patto morale si è rotto e noi temiamo sinceramente che domenica con il Fondi la protesta sarà molto ma molto aspra, che il termometro di questa settimana continuerà a salire sino ad esplodere. Ripetiamo: giusto o sbagliato che sia, noi facciamo solo cronaca, la Nord ha emesso sentenza, su alcuni passaggi morali e di rispetto della maglia e del contesto non indietreggia, si fa prendere dal sangue agli occhi. Ripetiamo allo sfinimento: giusta o sbagliata che sia questa posizione, non vogliamo prendere una parte, ma salvare il salvabile prima che il Titanic vada tranquillo sulla sua strada, verso l'iceberg.

Ecco, salvare il salvabile. Davanti agli uomini di buona volontà che stanno nel Lecce, dalla dirigenza al mister, c'è ora un bivio che è una prova di maturità per questa giovane e volenterosa società e per questo preparato allenatore. Imbocchino tutti la strada giusta, per primo Padalino. Tragga le conseguenze di quel che è successo.

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