Editoriali

Signori, sono tornati gli avvoltoi: noi ci tiriamo fuori, restiamo uniti. CI SARA' TEMPO PER I PROCESSI

In 3 giorni un concentrato di fango sul Lecce: prendiamo le distanze

LECCE - In un campionato particolarmente ricco di emozioni, con clamorosi colpi di scena e dinanzi a un Benevento oramai convincente leader assoluto, il Lecce paga con la sindrome medica della "stanchezza da rincorsa" la lunghissima volata verso i primi posti dall'avvio dell'era Braglia ad oggi.

Può sembrare paradossale, ma è dal dopo Cosenza, al punto più alto della cavalcata giallorossa, che i sogni sono andati in pezzi: qualche avvisaglia, le disattenzioni difensive colossali, la stanchezza mentale, si era già registrata al "San Vito". Dal giorno dopo il Lecce si è ritrovato senza forze, svuotato di energie per alimentare ancora il fuoco della speranza di una promozione diretta.

Eppure in questa città volubile e spesso in balìa del sentimento emotivo non si può che registrare e prendere atto, è abbastanza obiettivo farlo, come nel dopo-Cosenza Braglia fossa un genio, Moscardelli rinato, la società una macchina da guerra, la corazzata giallorossa la più bella e armoniosa del mondo. Dopo Matera, Akragas e Messina è tutto svanito: se ora qualcuno di voi chiedesse in giro un parere sul Lecce il tifoso-medio vi riserverebbe una tonnellata di insulti per tutti. E' il calcio, è vero, ma un goccio di equilibrio non guasterebbe, in una fase in cui sono usciti dalle loro tane anche gli ultimi avvoltoi informatici, spariti dai radar negli ultimi mesi e pronti a mettere la testa fuori nel momento peggiore, come sempre per rotolarsi felici nel guano, lo sport preferito.

E' più forte di loro, un carro va sempre preso al volo, o il carro dei vincitori, o il carro dei potenti e dei padroni (sino alla gestione precedente) o il carro funebre del populismo quando le cose vanno male. E' troppo il rischio di morire di solitudine, troppo forte il richiamo mitomane della mancanza di consensi: a qualcuno bisogna vendersi, questione di DNA; quando questo bisogno genetico li prende da dentro devono soddisfare la loro compulsione, esattamente come un killer seriale.

Noi, consapevoli delle difficoltà estreme e oggettive in cui versa la squadra, probabilmente ve ne sarete accorti leggendoci, stiamo tenendoci alla larga da questo tiro al piccione: non per incapacità di produrre critiche (in passato siamo stati invisi per questo), ma per un motivo di fondo, l'inutilità delle medesime a 3 giornate dalla fine, la mera strumentalità del farle per poi dire "ecco, l'avevamo detto"... Quando le abbiamo fatte, noi, in annate precedenti, le abbiamo articolate anche 5 mesi prima dei diversi fallimenti sportivi, quando si poteva rimediare. Ora non si può cambiare la storia con le rivoluzioni di aprile, bisogna solo compattarci tutti e stare uniti.

Nessuna cambiale in bianco, però. Non preoccupatevi, avremo tempo per processare chiunque, sulla piazza mediatica del nostro portale di informazione, ma speriamo ancora di non farlo e di raccontare le storie di gioia che si porta con sè una promozione. Ci limitiamo, e non è poco, all'analisi dei problemi e all'individuazione degli eventuali antidoti per risolverli, e lo faremo anche oggi, con alcuni articoli che leggerete sulle possibili frecce di riserva (Beduschi, Lo Sicco, Liviero, Curiale, Caturano), che possono aiutare il progetto-Lecce in questa fase di stanchezza complessiva.

Proviamo a guardare al prossimo mese con fiducia; non costa niente, è gratis, abbiamo sofferto tanto tutti insieme nell'ultimo quadriennio da consentirci almeno 1 altro mese di ottimismo prima dei processi.

Nessun calciatore, nessun dirigente, nessun opinionista dovrà dire il giorno dopo la Finale play off (se non ci saremo) che siamo stati noi o i tifosi a rompere il giocattolo. Non lasciamo loro alibi: chiamiamoli alle loro responsabilità quando sarà il giorno.

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